Non so se è così per tutti, ma c'è qualcosa nella primavera che non mi fa stare del tutto serena. Come se la forza che la natura dimostra nel riprendere vita, nel mutare forma, nel germoliare o rifiorire, mi facesse sentire una sorta di competizione con me stessa. Mi sento quasi in obbligo di sentire la primavera, mi sento quasi costretta a reinventarmi. Allora rifletto e invece vorrei solo dormire. Sono stanca. Mi sento molto felice ed entusiasta quando vedo spuntare il sole, sono soddisfatta mentre osservo crescere ogni pianta nel mio giardino, ma ci sono giornate in cui sento una spinta enorme verso l'apatia.
Per carattere sono sempre stata
un'amplificata, una di quelle che vive fino alla lacerazione ogni emozione: se non mi ci tuffo dentro con tutta me stessa, non sono contenta e questo non sempre è un bene, perché spesso mi ritrovo scarmigliata, spettinata, sconvolta oppure per contrapposizione completamente immobile. Vuota. Senza emozione.
(se volessi descrivermi come un emoticon, sarei una palla gialla senza occhi né bocca)
Ho imparato a gestire questi momenti con la risata, nel tempo sono riuscita perfino a prendermi in giro e riderci su. Mi rendo conto poi, che vado molto d'accordo con persone come me: come se queste ondate di emozioni, questi su e giù, mi portassero ad essere più comprensiva e meno apprensiva nei rapporti. Se non sento una persona per qualche giorno o settimana, non mi preoccupo più di tanto. Certo, ci penso, ma non mi rammarico eccessivamente.
Tornando al punto centrale del post, in casa nostra, chi non dorme di notte è preoccupato, arrabbiato, ansioso, angosciato, felicemente accompagnato o in un momento di
rogna pura. Dormire male la notte, porta ad avere più difficoltà di giorno e avere problemi di giorno fa soffrire di insonnia la notte (solo se non felicemente accompagnati, si intende).
L'insonne, a casa mia è uno
emotivamente stitico.
(l'emoticon abbozza un sorriso)
A volte sono insonne ed emotivamente stitica per farla breve: è un dato di fatto, e rendermene conto mi ha cambiato letteralmente e positivamente la vita.
Sembra un enorme controsenso, lo so, ma il vedersi sbagliati (quasi tutti dormono beatamente la notte), il percepire un fallimento (come il ravanare nel letto per ore con gli occhi a palla), serve per ricalibrarsi e riequilibrasi. C'è anche da dire che bisogna vedere le cose nella prospettiva giusta per riuscirci e qui arriva in mio aiuto il sorriso, perciò ecco il mio delirio quotidiano.
(la palla gialla forse è un sole, o forse una luna, non è solo una banale sfera gialla, capito che intendo?)
Quando una persona è stitica, lo è perché non si lascia andare, non lascia che le emozioni prendano il loro posto: per paura che ciò che può uscire sia esageratamente troppo grande, o troppo duro da affrontare o troppo mollo da contenere. È stitica perché trattiene. O si dimentica (spesso volutamente) di funzioni corporali che si rendono esplicite solo se accompagnate da una partecipazione attiva.
Una persona stitica è una persona incazzosa col mondo di solito, e ci sono giornate dove invece che produrre
cacca buoni propositi per liberarsi,
la lancia se la prende col proprio cosmo per scaricarsi. Un vero casino, se si pensa che la gran parte del mondo non capisce il perché di tutto questo turbinio di sensazioni ed emozioni. Perché lo stitico è pure silenzioso. Pericolosamente silenzioso. Oppure sbotta senza un apparente motivo, in preda ai crampi da
trattenimento, povero.
Dopo aver scritto il post
Insonnia e stitichezza, riflettevo su quante cose di una giornata mi perdo se dormo male la notte. Ero una iena, avrei morsicato tutti, compreso il gatto, mi sono sentita nervosa ed insoddisfatta per tutto il giorno.
Se solo io avessi considerato il fatto di essere anche così, perciò stanca, preoccupata per questo o quell'altro, o sotto pressione, o cheneso, o con la voglia di non fare una mazza e con la testa che vagheggia qui e là senza meta e senza ragione, avrei preso in considerazione me stessa e avrei automaticamente accettato il momento.
Non sono una che è
sempre rompicoglioni, pignola, stanca, pesante e incazzosa. Anche, però.
E la cosa rivoluzionaria che ho scoperto è che sono proprio io che mi metto in certe situazioni volontariamente, merda! (è proprio il caso di dirlo)
Perché magari capitano giornate in cui mi sento presa da troppe cose, ed invece che trovare il modo di farne meno, ne accetto altre con il mezzo sorriso (stitico), salvo poi trattenere la rabbia da stanchezza o desolazione vivendo momenti di sconforto debilitante.
Perché magari ci sono periodi dove invece che dipanare matasse, mi metto in situazioni assurde che mi costringono a stringere, stringere e ancora stringere i denti e trattenere l'impossibile per sopravvivere. Sì, ma come?
Permetto agli altri ed a me stessa di abusare della mia buona fede, della mia disponibilità di tempo per poi trovarmi ad un passo dalla disperazione.
Permetto, ho scritto bene, perché se da una parte molte cose non si possono controllare (e il controllo è un altra delle mie bestie nere), dall'altra certe si possono scegliere.
Tra il caricarsi come asini e il vivere da beoti, di acqua sotto i ponti, ne passa a chilometri cubi.
Concludo questa mia personale riflessione, dicendo che stitica lo divento per mia volontà, e un buon lassativo è sicuramente quello di: guardarsi allo specchio, sorridere anche con gli occhi (anche se forzatamente), fare il gesto di Fonzie (ehhhhhi, dito pollice in su) e mandarsi a cagare.
OPS.
Franci