La soluzione ad ogni problema sta nel problema stesso. Non so se sia una frase celebre, non so se in realtà rispecchi quella che è una verità assoluta o è solo quello che sento in questo preciso momento. So solo che quando mi trovo davanti a delle emozioni le confondo spesso con qualcosa di diverso per non vederle del tutto. Quello che è stato il motore delle mie giornate da sempre, è riconducibile alla soluzione dei problemi, la testa fuma costantemente a forza di cercare espedienti per sopravvivere sempre meglio alle emozioni che provo, a volte però, capita che siano proprio loro a travolgermi. Sono sempre stata restia a vivere il dolore, non perché avessi paura di soffrire, ma perché mi sono spesso sentita intimorita da esso e ho pensato che mi avrebbe sempre e comunque battuto fino ad arrivare ad annientarmi. Forse riconoscere che sto da cani perché lascio questa casa, è troppo destabilizzante o lo era fino ieri per lo meno. Quando un' ondata di emozioni mi ha stravolto, quando un ammasso di sentimento mi ha riempito fino a farmi scoppiare, mi sono trovata impreparata e il panico ha preso il sopravvento. Sono triste, sono addolorata e non ho voluto ascoltare il grido di questo dolore. Lasciare il passato non è cosa semplice e se anche dovrei intendermi di lutti, questo non lo trovo facile da elaborare. Tralasciare i miei sentimenti in virtù di una forza di rinnovamento è stato sempre il mio modo di andare avanti e di affrontare il dolore,in questo caso specifico poi, ho continuato a ripetermi che la casa nuova mi avrebbe salvato, mi avrebbe dato tutto quello che questa casa mi ha tolto, la libertà e la gioia che mi è stata negata. Ma non c'è peggior nemico di noi stessi, no? Ed è vero. Ieri quando ho scritto del panico provato, mi sono resa conto che il mio non ascoltarmi, il non prestare attenzione a quello che provo è il più pericoloso errore che io possa fare: il panico arriva quando ascolto le sensazioni e non le emozioni. Il battito si accelera perchè il mio cuore sente dolore e paura, il fiato corto viene per il timore di non riuscire a fare il salto, il sudore bagna il mio corpo per la fatica che faccio a lasciarmi andare ad una vita nuova piena di incognite. Dopo anni in cui la fatica e la resistenza alla sofferenza mi hanno resa orgogliosa di me stessa, mi trovo atterrata dalla tristezza e mi voglio concedere di essere triste. Ho mai detto che ai funerali dei miei genitori ho versato giusto due tre lacrime? Ho mai detto che quando mio fratello si è allontanato da me, non ho lasciato che il mio viso fosse rigato da troppe lacrime? Sono in debito con la tristezza e lo so da sempre, mi sembra di fare uno sgarro alla vita, piangendo o lasciandomi andare al dolore. È una lotta che conduco fin da piccola, molto piccola. Eppure mi trovo qui con il viso rigato, con la voglia di piangere e inondare il mio mondo di lacrime. Il mio mondo che per troppo tempo ho lasciato che si inaridisse: anche il dolore va coccolato. Anche il dolore è importante. Il controllo del dolore non lo voglio più, non ce l'ho più. Questo per me è ricominciare a vivere e se un travaglio sempre doloroso, porta ad un frutto che è meraviglioso: io questo dolore lo voglio abbracciare tutto. Domani è una altro giorno è vero, ma io voglio rimanere qui ed ora, abbracciata al mio dolore, voglio guardarlo negli occhi per poterlo accettare e non combattere, perché anche lui è parte di me: solo così posso portarmi via da qui quello che è importante, solo vivendo appieno questo ennesimo "lutto", posso far rimanere nel mio cuore la mia mamma che raccoglie le ciliege sull'albero più bello e il mio papà che mi viene incontro sorridente dopo il lavoro. Solo in questo modo posso pensare a quando aspettavo trepidante l'arrivo del mio fratellone sulla sua vespa turchese. Solo così posso vedere il bello che in questa casa c'è stato, solo così posso mettere ordine nei miei sentimenti: solo affrontando l'enorme tristezza che provo. L'attacco di panico mi porta inevitabilmente ad un attacco di vita: la voglia irrefrenabile di vivere la vita, anche nel dolore. Ringrazio Dio per questa vita, non potrei fare altrimenti. Franci. Purtroppo non posso importare i commenti dal vecchio blog, li inserisco comunque qui (vanno letti dal basso verso l'alto (non riesco proprio a fare di meglio)
23 ott 2012
L'attacco di panico e l'attacco di vita.
La soluzione ad ogni problema sta nel problema stesso. Non so se sia una frase celebre, non so se in realtà rispecchi quella che è una verità assoluta o è solo quello che sento in questo preciso momento. So solo che quando mi trovo davanti a delle emozioni le confondo spesso con qualcosa di diverso per non vederle del tutto. Quello che è stato il motore delle mie giornate da sempre, è riconducibile alla soluzione dei problemi, la testa fuma costantemente a forza di cercare espedienti per sopravvivere sempre meglio alle emozioni che provo, a volte però, capita che siano proprio loro a travolgermi. Sono sempre stata restia a vivere il dolore, non perché avessi paura di soffrire, ma perché mi sono spesso sentita intimorita da esso e ho pensato che mi avrebbe sempre e comunque battuto fino ad arrivare ad annientarmi. Forse riconoscere che sto da cani perché lascio questa casa, è troppo destabilizzante o lo era fino ieri per lo meno. Quando un' ondata di emozioni mi ha stravolto, quando un ammasso di sentimento mi ha riempito fino a farmi scoppiare, mi sono trovata impreparata e il panico ha preso il sopravvento. Sono triste, sono addolorata e non ho voluto ascoltare il grido di questo dolore. Lasciare il passato non è cosa semplice e se anche dovrei intendermi di lutti, questo non lo trovo facile da elaborare. Tralasciare i miei sentimenti in virtù di una forza di rinnovamento è stato sempre il mio modo di andare avanti e di affrontare il dolore,in questo caso specifico poi, ho continuato a ripetermi che la casa nuova mi avrebbe salvato, mi avrebbe dato tutto quello che questa casa mi ha tolto, la libertà e la gioia che mi è stata negata. Ma non c'è peggior nemico di noi stessi, no? Ed è vero. Ieri quando ho scritto del panico provato, mi sono resa conto che il mio non ascoltarmi, il non prestare attenzione a quello che provo è il più pericoloso errore che io possa fare: il panico arriva quando ascolto le sensazioni e non le emozioni. Il battito si accelera perchè il mio cuore sente dolore e paura, il fiato corto viene per il timore di non riuscire a fare il salto, il sudore bagna il mio corpo per la fatica che faccio a lasciarmi andare ad una vita nuova piena di incognite. Dopo anni in cui la fatica e la resistenza alla sofferenza mi hanno resa orgogliosa di me stessa, mi trovo atterrata dalla tristezza e mi voglio concedere di essere triste. Ho mai detto che ai funerali dei miei genitori ho versato giusto due tre lacrime? Ho mai detto che quando mio fratello si è allontanato da me, non ho lasciato che il mio viso fosse rigato da troppe lacrime? Sono in debito con la tristezza e lo so da sempre, mi sembra di fare uno sgarro alla vita, piangendo o lasciandomi andare al dolore. È una lotta che conduco fin da piccola, molto piccola. Eppure mi trovo qui con il viso rigato, con la voglia di piangere e inondare il mio mondo di lacrime. Il mio mondo che per troppo tempo ho lasciato che si inaridisse: anche il dolore va coccolato. Anche il dolore è importante. Il controllo del dolore non lo voglio più, non ce l'ho più. Questo per me è ricominciare a vivere e se un travaglio sempre doloroso, porta ad un frutto che è meraviglioso: io questo dolore lo voglio abbracciare tutto. Domani è una altro giorno è vero, ma io voglio rimanere qui ed ora, abbracciata al mio dolore, voglio guardarlo negli occhi per poterlo accettare e non combattere, perché anche lui è parte di me: solo così posso portarmi via da qui quello che è importante, solo vivendo appieno questo ennesimo "lutto", posso far rimanere nel mio cuore la mia mamma che raccoglie le ciliege sull'albero più bello e il mio papà che mi viene incontro sorridente dopo il lavoro. Solo in questo modo posso pensare a quando aspettavo trepidante l'arrivo del mio fratellone sulla sua vespa turchese. Solo così posso vedere il bello che in questa casa c'è stato, solo così posso mettere ordine nei miei sentimenti: solo affrontando l'enorme tristezza che provo. L'attacco di panico mi porta inevitabilmente ad un attacco di vita: la voglia irrefrenabile di vivere la vita, anche nel dolore. Ringrazio Dio per questa vita, non potrei fare altrimenti. Franci. Purtroppo non posso importare i commenti dal vecchio blog, li inserisco comunque qui (vanno letti dal basso verso l'alto (non riesco proprio a fare di meglio)
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