Qual'è stata la scelta più importante che hai fatto?
Ma chi, io? Io non ho mai scelto nulla. O forse ogni scelta che faccio è importante. Cioè magari qualcosina l'ho pure deciso, forse. Mi sono trovata completamente spiazzata davanti a questa domanda e chi me l'ha posta, l'ha fatto con l'intenzione di farmi ricordare qualcosa di bello e prezioso, ma lo scopo non è stato raggiunto. Il mio primo pensiero è andato ad Elisa. Ma no, io non ho scelto di diventare mamma, non consapevolmente per lo meno, lei è arrivata quando meno ce lo aspettavamo. Il mio matrimonio? Non ho scelto di sposarmi, è stato un passo scontato dopo aver accettato di costruire un appartamento sopra casa dei miei genitori. Mi sono sempre lasciata trascinare dalla vita, scandita dagli eventi belli e brutti, condita di gioie e dolori e non per questo mi sento sfigata o altro, ma che ne so? È andata così e basta. Forse non ho mai nemmeno avuto il tempo di fermarmi a scegliere.Ho studiato 5 anni, per nutrire la schiera dei "ragionier Fantozzi" e nulla di più. Non ho cercato o desiderato qualcosa di diverso: "Mio padre ha sacrificato la sua (e nostra) vita per l'azienda di famiglia, perciò io sarò la sua contabile". Nessuna scelta, nessun ripensamento. Il famoso bivio dopo le medie, non so nemmeno cosa sia. In realtà poi, di bivi, nella mia vita non ne ho incontrati moltissimi, o meglio, magari li ho pure trovati, ma molte volte ho imboccato la strada che rispecchiava il desiderio sottile e non espresso ma sottinteso dei miei genitori, più che il mio volere. Adesso che ci penso, quando avrei dovuto decidere se fare o no l'università, un'altra volta ho fatto ciò che loro si aspettavano da me, mia madre si è ammalata proprio in quel periodo e io non mi sentivo certo spinta ad allontanarmi da lei. Per cui, nessuna università per me. Ad un certo punto della vita, mi sono ritrovata da sola, ho dovuto per forza fare delle scelte e pagare le conseguenze personalmente senza più poter incolpare qualcuno dei miei eventuali errori o con cui spartire i miei successi. L'altra sera poi, ho capito che per me è stato essenziale capire che posso scegliere, intenso come "ho la facoltà di prendere la mia vita in mano e farne ciò che voglio", purtroppo o per fortuna questo si è reso possibile solo dopo che i miei sono morti entrambi, ma è stato comunque il momento in cui mi sono potuta guardare con occhi più "consci". Ho 34 anni e sono diventata molto più attenta a ciò che ho davanti, mi concedo la possibilità di cercare ciò di cui ho bisogno, mi perdo in mille pensieri ma arrivo sempre al nocciolo del discorso e credo che per il mio equilibrio non sia basilare sapere quale sia la scelta più importante fatta, ma l'essere consapevole del fatto, che posso sempre farne una autonomamente. L'ho capito a fatica ma l'ho capito. In questi giorni, ogni giorno in verità, scorrono immagini inguardabili di bambini violati o si leggono storie di ragazzi sofferenti e oltre a pormi la domanda canonica "perché?", ho pensato ancora una volta al fatto che alla base della vita di un bambino, ci siamo noi, noi che siamo adulti e genitori e che dovremmo comportarci in maniera quantomeno civile se proprio non vogliamo insegnare nulla. Gli unici che non possono scegliere sono proprio i bambini. Ascolto una madre che parla in televisione, dice che il tribunale, dopo aver riscontrato le "impossibilità relazionali" tra lei e l'ex marito, ha deciso di allontanare il figlio settenne per un mese, da entrambi. Sicuramente ci saranno stati mille motivi per cui il tribunale prendesse questa decisione: questi due adulti non saranno evidentemente riusciti a trovare un compromesso, che ne so, a chi dei due lasciare la macchina o la casa o per via gli alimenti, visto che non parla di violenze o altri motivi gravi presumo sia così, ma per il bene del bambino non c'è stato modo di trovare un accordo. Se lo contendono. Che gli racconteranno? Glielo diranno, che sono due coglioni? Poi parla un padre che rivela che sua figlia ha scelto di non vederlo (a 5 anni), non è stato accusato di nulla in particolare, ma la bimba non ne vuole sapere, la madre, dice lui, l'ha convinta. Cosa potrà mai provare questa bimba rifiutando il suo papà? Avrà capito che è stata proprio sfigata ad avere due genitori così? Poi arriva un avvocato, parla di una neonata allontanata da mamma e papà a cinque mesi, i suoi genitori si sono presi a botte durante l'udienza per la separazione. Guardandosi allo specchio ogni giorno, questi due si prendono a sberle, spero. Io rimango sempre più amareggiata, mi pare che gli adulti siano proprio dei cretini in certe situazioni, credo che siano nauseanti nel loro egoismo e punibili per il loro egocentrismo. Io ho sempre pensato ingenuamente che i figli sono quelli che vanno difesi a tutti i costi, anche da noi genitori, dai nostri problemi e dalle nostre preoccupazioni, dalle "cose brutte" insomma. Mi sconvolge sapere che ad un bambino venga chiesto di scegliere tra mamma e papà. Trovo crudele pensare che un bambino venga responsabilizzato ed interpellato in questioni così delicate ed importanti per la sua crescita. Ma come fa un bambino a scegliere? Trovo aberrante pensare a quei genitori che si contendono i figli per farsi del male a vicenda. Questi poi, li appenderei per le orecchie al ponte della loro città. Concludo dicendo, che la scelta più importante della mia vita è quella che faccio ogni giorno accettando in toto, il mio compito di genitore. Scelgo di seguire Elisa nella sua crescita mettendola al primo posto, che non significa non avere spazio per me come donna o come moglie, non significa rinunciare ad uno smalto o ad una pizza con le amiche, ma significa rendermi conto in ogni momento che ogni mia piccola e grande decisione porterà delle conseguenze per entrambe. Significa sentirmi responsabile della sua felicità e ricordarmi in ogni istante che l'adulta tra le due, sono io.
Franci
Purtroppo non posso importare i commenti dal vecchio blog, li inserisco comunque qui (vanno letti dal basso verso l'alto (non riesco proprio a fare di meglio)
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