29 nov 2013

Chi resta.

Questo è il post di un'amica, Silvia, che mi ha fatto ricordare che restare è un po' come decidere di vivere davvero.
Io resto e grazie.

Amo la forza straordinaria di quelli che restano.
Chi resta, rimane, resiste, è il vero eroe della storia. Quello che smuove, sbatte, corre, fa, disfa, va, combatte, vince, è uno dei tanti.
Ho in mente un’immagine di squisita e melensa retorica, ma ahimè troppa letteratura fa questo effetto sulle menti semplici come la mia. Chi regge il timone nel bel mezzo della tempesta perfetta.
Non è necessariamente il comandante, forse si è trovato lì per caso, perché in quel momento c’era solo lui. Ma ha deciso che doveva prendere il timone e reggerlo saldo.
Non parlo del capitano che resta sulla nave che affonda (che pure di quelli, ormai, ce ne sono ben pochi), ma quello che la barca cerca di tenerla a galla, perché non vuole affondare e vuole che gli altri a bordo non affondino. Quello che scopre di avere una forza straordinaria nelle braccia, che pensa sia dettata dalla disperazione e invece, magari, era una forza che stava lì da sempre e stava aspettando di servire a qualcosa di importante. Quello che tiene ferma la barra contro ogni onda e ogni raffica. Quello che non sa dove sta andando, perché non è il momento di pensare alla direzione: sta lì a resistere, a restare, a tenere a galla perché dopo, quando la tempesta sarà finita, ci possa essere un futuro. Per sé e per il resto dell’equipaggio.
Quello lì è colui che spera, è il vero ottimista, senza saperlo.
In quel momento non sa neanche perché sta lì a soffrire pene indicibili per reggere quel cazzo di timone, che tanto magari non ce la farà e morirà insieme a tutti gli altri, solo molto più stanco, sconfortato e con il senso di colpa di non avercela fatta. Eppure resta lì, perché quello è il suo posto, in quel momento infinito di tempo, che non sa neanche quanto durerà.
Quelli che almeno ci provano, hanno la mia stima infinita.
Quelli che non sanno dove stanno andando, ma continuano su una strada che sentono la loro, anche se è un gran casino, se sembra tutto perduto.
Quelli affidabili, quelli che ci sono. Magari non sanno bene cosa fare, ma ci sono. Magari non sanno neanche di esserci, ma sono rimasti.
Quelli sono gli eroi.
Quelli che vanno via, verso nuove avventure, non mi convincono: chi resta può solo cambiare se stesso, chi va via cambia solo contesto e resta immutato.
Chi resta, cresce, si evolve, nella sua storia. Chi va via, cambia le storie intorno a sé, per rimanere sempre uguale.
Chi resta non è immobile, è saldo.
Chi resta non è fermo, sta percorrendo la strada che un giorno ha scelto.
Chi resta non scappa, rimane a badare, a sorreggere, a sostenere, a curare, a mettersi nell’ombra quando serve e uscirne quando deve.
Chi resta è sempre l’eroe della storia. Della sua storia.
Amo le persone che restano.
(Dedicato a due uomini che sono sempre rimasti)

7 commenti:

  1. ci sarebbe da leggerlo più volte questo pezzo.
    io forse una volta avrei giudicato chi resta in modo sprezzante, per me niente era meglio dell'azione, anche solo fosse stato lo sbattere di un moscone contro la finestra.
    oggi che sono più vecchia e più stupida (in senso positivo) so che la solidità dello scoglio in mezzo al mare è davvero impagabile.
    solo che ho sempre quella vocina che mi parla, che è terribilmente scorretta e sexy: ma sei sicuro che il tuo rimanere non sia solamente una paura di partire?
    credo che rileggerò. e poi tornerò. forse.

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    1. Restare E' un'azione. Un'azione forte e decisa.

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  2. Bellissimo post. Brava Silvia.
    Mi ha riportato in un momento difficile della mia vita, e nonostante la tempesta e la vocina sexy che diceva di andare via , sono rimasta. Siamo rimasti. E siamo attraccati in un isola bellissima tutta da scoprire e dove riscoprirci. Chissà per poi ripartire insieme per nuove mete.
    Odi.

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  3. io tempo fa avevo scritto questo http://ragionesentimentocaos.blogspot.it/2013/04/io-voglio-restare.html un caso di serendipity con la bella vale http://www.bellezzarara.it/2013/04/con-le-ginocchia-sbucciate.html ...ecco, io ci credo che c'è bisogno di coraggio per andare, ma anche per restare. E c'è bisogno di chi resta.

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  4. sono d'accordo che coraggio ce ne vuole, in entrambe i casi.
    quel che conta, quel che fa davvero la differenza secondo me, è la possibilità di scegliere e la consapevolezza della scelta fatta.
    Andare via perché davvero si vuole andare, perché c'è un progetto di vita, proprio e personale, da mettere sulla strada.
    La fuga comporta sempre una rinuncia, subita.
    Restare comporta senz'altro delle rinunce, ma volontarie, non passive.
    Noi restiamo, perché non abbiamo un progetto che ci chiami altrove, non abbiamo porti ad aspettarci, non li abbiamo nemmeno mai cercati, forse.
    Resto sulla nave, ma mi sento più mozzo, che eroe.
    Spazzo e lustro il pavimento, anche in mezzo alla tempesta, perché credo sia comunque una bella nave.
    Anche se altri attorno a me gozzovigliano e imbrattano, la sciupano e disfano, la sfruttano e maltrattano, io faccio il mio, cerco di farlo bene, chissà che qualcun altro non prenda in mano la ramazza e si metta ad aiutarmi.

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  5. Leggendolo ho pensato a persone che conosco per le quali calza a pennello. Poi, come tutte le cose scritte bene, mi sono anche immedesimato ed ho pensato, per un momento, di poter essere perfino io.

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    1. e chissà Gae, forse gli uomini a cui è dedicato sono proprio come te

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