2 ott 2013

Di sogni e controsogni.

Giornate in cui tutto sembra avere un senso, capitano. Cioè, non ci si crede, si rimane frastornati per minuti ed ore intere, eppure ci sono momenti precisi in cui ti siedi ad osservare il puzzle della tua vita che si forma pezzo dopo pezzo. Non è come un domino, le tessere non cadono per inerzia con poca delicatezza, ma si incastrano perfettamente con grazia. Eh.
Se hai fortuna poi, visto che stai seduto e ti guardi intorno come un bambino sul greto di un fiume, vedi passare qualche cadavere nemico. Ah. Oh. Eh.
Mi sono immaginata per anni a condurre una vita da manager, una rappresentante di fuffa con la scarpa pollíni. Infatti sono casalinga e coltivo fiori i cui pòllini si tramutano in tisane per la tosse e mi sento piuttosto realizzata.
Ho sognato una vita con una famiglia numerosa riunita al pranzo della domenica in un'armonia così magica che il mulino da bianco, diventa rosso di vergogna al solo pensiero. Infatti sono del tutto orfana, parte del mio cuore è troppo lontano per essere goduto e mi sento nonostante tutto serena. 
Mi sono sempre piaciuti uomini piuttosto rozzi, rastoni da urlo tatuati fino al midollo, infatti ho sposato un biondino rasato con un tatuaggio singolo ed estremamente essenziale e sono innamorata. 
Ho costruito sicurezze proprio dove e come non avrei mai pensato di riuscire. Ho cominciato a farlo quando mi sono decisa ad essere umile, un'umile servitrice di me stessa e quindi dei miei amori, delle mie passioni e dei miei desideri. Non più schiava dei miei pensieri molesti a cascata, non più dei miei dolori lancinanti, non più dei limiti da me stessa imposti.
Ho costruito insicurezze dove credevo di essere al sicuro, ho nutrito desideri che forse non mi appartenevano ed ho dimenticato per troppo tempo che la cattiveria umana non può toglierti il sorriso. 
Così come il destino, tanto capita tutto comunque. 
I veri sogni nel tempo si trasformano e diventano sempre più profondi, cominciano ad appartenerti così tanto che ne diventi tremendamente gelosa e per paura che spariscano, li archivi in un luogo che non puoi più raggiungere. Ne crei di altri, artefatti, inventati ad hoc, ma che non sono del tutto tuoi. 
Tutto ha un senso, dicono che ad un certo punto tutto trovi il suo posto esatto: la fatica che ti lascia senza forze, il sudore di un dolore che ti spreme, la bugia che ti racconti per non cadere troppo in basso e l'ennesima ricaduta che porta il tuo peso a mantenerti forzatamente con i piedi per terra. E pure la gioia.

Che bel racconto, no? Capita davvero? Io ancora non ci credo, per dire, eppure.

(Come non credo del tutto che questa sia davvero Peppa Pig)

Franci

8 commenti:

  1. Ci sono post in cui tu sei terapeutica, dovresti farti pagare.
    TVTTTBUKDB

    RispondiElimina
  2. Sottoscrivo per intero Lucia.
    Parola per parola, virgola per virgola, accento per accento, cuore per intero

    RispondiElimina
  3. Tessere che si incastrano all'improvviso, con grazia, dopo tanto lavoro su se stessi, dopo i pianti, le risate e gli sbuffi.
    Da dentro può essere difficile quantificare quanta strada si è fatto e valutare anche il come.
    Da fuori invece è facilissimo, ci riesco anche io.
    Direi: festa!!!!

    RispondiElimina
  4. Bel colpo basso sto post... sadica amica che parla di sé, sapendo di parlare anche d'altro

    RispondiElimina