11 lug 2013

Parenti dementi. (sempre meglio soli che mal accompagnati)

Prima o poi una vittima comincia a fare il gioco del suo carnefice se non si ribella nella maniera giusta. 
Grazie a Dio non siamo più nel Medio Evo (mi spiace solo perché la gogna non sia più in voga tra le pene) e se si cerca aiuto, lo si trova.
Si spera di trovarlo sopratutto in chi è vicino, lo si deve trovare in famiglia.
Purtroppo molte donne denunciano maltrattamenti e non ottengono la giusta protezione, vedi molti evitabili femmincidi, ma ci sono altre situazioni che per me rimangono aberranti, stomachevoli e raccapriccianti: il caso in cui i reati commessi vengono giustificati dalle stesse vittime (che in realtà potrebbero essere disturbate perciò in parte discolpate) e dalle loro famiglie con omertà, accondiscendenza ed incoerenza (mi riferisco sopratutto a queste ultime situazioni quando parlo di raccapriccio).
Non ci credo ancora, anche se so ed ho la certezza che ci siano situazioni del genere, non riesco a rassegnarmi all'accettazione della violenza.

Mi hanno zittito snocciolando i problemi (fino ad arrivare alla tenera infanzia) di chi maltratta, giustificandone le azioni.
Uhm. 
Mi è stato addirittura detto che, non passando in prima persona determinate situazioni, non ho gli strumenti per capire.
Uhm.
E che, visto che sono orfana, non sono più abituata a gestire le situazioni famigliari. 
Uhm. 

Sono in pace con me stessa (compresa ogni mia condizione passata e presente)) quando dico che non voglio avere a che fare con persone che seppur maltrattate o vicine a persone maltrattate e per le quali non dormo la notte per compassione, non si difendono con gli strumenti adeguati.
Non capirò mai una madre che per amore (!!!) della famiglia sta con un marito che la riempie di botte, come non capisco le sorelle, i fratelli, i suoceri e i parenti tutti che non la difendono portandola semplicemente lontano.
Non condividerò mai il comportamento di un parentame intero che invece di allontanare una persona pericolosa, la frequenta pensando di riuscire a tenere sotto controllo i suoi istinti perversi.
trovo che siano atteggiamenti irresponsabili, sarò ignorante. Può ben essere.

È un periodo in cui mi interrogo molto sulla parola famiglia e sono arrivata (faticando non poco) ad un compromesso con me stessa: la famiglia è un gruppo di persone che deve dimostrare attenzione, amore e cura reciproca eccellente.
Ogni vincolo di parentela anagrafica, al momento, mi fa ribrezzo. Sicuramente l'affermazione è dura e cruda, ma non sono nelle condizioni di scrivere qualcosa di diverso. 

Stare vicino ad un uomo che ti mette le mani addosso, non ti farà mai annoverare tra i martiri della fedeltà, ma ti svilirà al punto di annientare ogni parte di te (e dei tuoi poveri figli, prima di tutto).
Mantenere i rapporti, non tranciando di netto ogni contatto possibile con chi mette le mani addosso o desidera maliziosamente i tuoi figli, non ti farà ricevere la medaglia per la famiglia meglio unita, ma ti farà avere solo una grossa responsabilità sulla loro mancata serenità e per ogni loro trauma.

Non c'è vincolo o parentela che regga davanti alla mancanza di rispetto, mai.

Sì, sono acida e polemica ma di una cosa sono certa, ho avuto la fortuna di avere degli attacchi di panico fotonici che mi hanno annientato per potermi rendere conto di avere dei problemi e ho fatto di tutto per risolverli e risolvermi come persona, ho capito nel tempo che certi compromessi per me non sono assolutamente contemplabili e vivo benissimo nella mia nuda e forse solitaria coerenza.

Per me uno che picchia non merita né il mio sguardo né il mio saluto e chi guarda i bambini è e rimane uno schifoso pedofilo. Il recupero di certa gente lo lascia ad altri, per me basterebbe rinchiuderli e buttare la chiave.

Mi spiace per chi pensa che nascondendo le proprie magagne, in nome di un principio più alto come la famiglia, crede di fare un buono e giusto lavoro.

Per me chi difende la violenza, qualsiasi forma essa abbia, è pari a chi la propone nei sui gesti, nelle sue parole e con le sue botte.
Siete uguali.

Franci

3 commenti:

  1. Se non hai mai provato che cos'è una dipendenza è difficile che tu possa capire la logica di fondo di chi rimane con chi ti picchia. Chi rimane e si lascia picchiare non ha nessuna stima di sè, pensa di meritare tutto quello che gli succede.
    A volte qualcuna trova la forza di andarsene ma dopo che veramente le è accaduto di tutto, e la reazione della famiglia... dipende molto da come è fatta quella famiglia.
    Per l'Italia sogno quando arriverà il giorno in cui le suocere solidarizzano con le nuore contro gli egoismi del figlio, come succede nei film francesi ^_^

    se ti interessa saperne di più sull'argomento, ti consiglio il blog divulgativo "amore dipendente" tenuto da Ameya Canovi. A presto!

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  2. Ti ringrazio per il tuo commento e mi scuso per non essere riuscita a rispondere prima.
    Conosco molto bene la dipendenza di cui tu parli e conosco molto bene anche gli strumenti che possono porvi rimedio, è proprio per questo che ho scritto il post.

    In qualche modo nel post, ho cercato di non puntare troppo gli occhi sulla vittima, ma sulle famiglie che, seppur coinvolte, non denunciano, non aiutano e anzi, giustificano i componenti violenti.

    Scusami, ma non ci sto. Non riesco a giustificare una famiglia intera che invece che prendere a pedate chi se lo merita, lo invita comunque in casa. Probabilmente è un mio grande limite, ma non credo che riuscirò mai a guardare in faccia un violento, seppur vicino e amato, senza sputargli in faccia. Dopo averlo fatto poi, penserò a giustificarlo, ma di certo non lo farò per avere un rapporto con lui.

    Io sogno un'Italia dove le madri ed i padri crescono coscienziosamente i loro figli, anche maschi, affinché non possano nemmeno pensare alla violenza come strumento o mezzo per amare. Sogno un'Italia libera dai soprusi nascosti e dagli stereotipi malati, uno stato in cui la violenza è solo una cosa da vili schifosi che vengono condannati.

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  3. E quando sono le donne a fare violenza psicologica?

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