10 giu 2013

La violenza che fa audience.

Tutta la violenza fa schifo, deve fare ribrezzo e ogni forma di sopruso deve essere condannato senza pietà.
L'altra sera, rilassata ed accovacciata sul divano mentre mio marito raccontava una favola ad Elisa nel suo lettino, ho girato canale. Alla sera arriva un momento tutto mio: quello in cui mi sono liberata del mio ruolo di mamma e divento l'animale della notte che sono, mi piace leggere, scrivere o semplicemente cazzeggiare ad oltranza senza pensare ad altro se non a rilassarmi e staccare la spina.
Mi capita anche di accendere la televisione appunto, guardo solo canali del satellite perché seguiamo qualche serie tv e perché ho smesso da tempo di rodermi il fegato guardando programmi di politica e di attualità perché mi disgustano al punto da essere nauseata per giorni e non apprezzo nemmeno le programmazioni classiche con cantanti e ballerini. 
Dunque, dicevo che ho avuto la malaugurata idea di cambiare canale e mi sono ritrovata catapultata sulla scena di un efferato omicidio, più precisamente nella mente malata di un uomo che ha ammazzato brutalmente la sua compagna. 
Il titolo della trasmissione è a dir poco spregevole: Amore criminale. Capisco che le due parole unite per raccontare storie in cui l'amore non c'entra, sia stata una scelta pro-audience, ma la trovo comunque raccapricciante.
In pratica vengono raccontate diverse storie in cui le femmine sono ancora un volta vittime di violenza, vengono uccise, violate, maltrattate, ricattate ed infine soppresse senza pietà. Non so con quale coraggio poi, intervengano i famigliari e gli amici di queste povere donne abusate, eppure i racconti minuziosi di ogni crudeltà fisica e psicologica sono intervallate da delle testimonianze date da gente che in qualche modo era collegata alla morta in questione.

A prescindere dal fatto che trovo fuori luogo parlare di omicidi avvenuti descrivendo tutto nei minimi dettagli con tutti i pazzi che ci sono in giro (per questo c'è Un giorno in pretura, trasmissione in cui per lo meno segui un processo se nella notte di sabato non hai una mazza di meglio da fare) ma sono rimasta molto impressionata dal modo con cui questa trasmissione affronta il femminicidio e sono convinta che ci sia molta/troppa gente che rimane incollata alla televisione provando rabbia, desolazione, curiosità macabra ed insana morbosità.
Non c'è un messaggio di speranza e di lotta reale al femminicidio o una qualche idea di supporto durante la puntata (per quello che riguarda ciò che ho sopportato di vedere): solo dolore e sofferenza sbattuta in faccia ai golosi di sangue, solo un racconto crudo e volgare di un insieme di gesti violenti e di azioni spesso architettate con molta cura da uno squallido elemento non degno di vivere, ma che ad un certo punto toglie la vita alla propria prescelta.

Ricordo qualche mese fa una puntata sul femminicidio di Presa Diretta (sempre sulla Rai), mi era piaciuta molto perché aveva affrontato l'argomento con la dovuta accortezza e sensibilità, dando degli spunti di riflessione molto interessanti. Quella sera ho avuto l'impressione che fatta così, la televisione mi piace perché è utile, sono stati veicolati dei messaggi importanti come per esempio che ci si può ribellare, ci si può difendere, ci si può far aiutare, si può denunciare, si può scappare e si può metter fine alle angherie prima che diventino pura ferocia.

Io non dico che trasmissioni del genere non debbano esistere, ma che io le boicotterò; non dico nemmeno che essendo su una tivvù pubblica, dovrebbero avere come fine un servizio pubblico, ma che io mi rifiuterò sempre di considerarle intelligenti o interessanti e le sputtanerò ad oltranza; non dico nemmeno che una donna che racconta un omicidio col piglio da attrice snocciolando tutti i dettagli agghiacciati sia surreale e disgustoso, ma lo penso con tutta me stessa.

Vorrei concludere dicendo a tutti quelli che guardano questi programmi che quello che vedono non è un film o una fiction, quello che viene raccontato non è un episodio di CSI ma la ricostruzione della nauseante realtà e li invito a prendere coscienza del fatto che la violenza sulle donne esiste e bisogna combatterla.
Non si lotta a forza di frasi dette o cinguettate tipo: "è scandaloso ed impressionante" "come fanno queste donne a non accorgersi e a non ribellarsi" "animali! li metterei in una cella e butterei la chiave" ma si deve creare consapevolezza partendo da chi abbiamo vicino, dai nostri figli maschi e femmine.
Gli abusi vanno riconosciuti e prevenuti, bisognerebbe avere il coraggio di parlarne e di tendere una mano a chi li subisce donandoli del tempo (anche se ci si sente completamente impotenti) ma soprattutto comunicando loro la speranza in un futuro possibile.

Educazione civica e dei sentimenti di questo c'è bisogno, che di povertà squallide ne siamo tutti attorniati, purtroppo.

Franci

7 commenti:

  1. D'accordo su tutto. Non riesco a vedere una puntata di quella roba, anche se poi sono una che non disdegna la fiction criminale. Appunto, la fiction.
    Quando la realtà è trattata da fiction, mi disgusta.
    Il titolo stesso della trasmissione è sbagliato alla radice, è pericoloso, è gravemente colpevole.
    Ma, come tu dici, unisce due parole che "fanno SEO", che è l'attuale declinazione dell'audience.
    Eppure in classe di mio figlio (4a elementare) hanno parlato di femminicidio, e sono passati messaggi corretti, soprattutto l'esclusione totale di ogni riferimento all'amore e al raptus folle. C'è speranza, va'!

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    1. Io so che c'è speranza, se poi siamo noi i primi a cambiare i termini in cui spieghiamo certe cose è ancora più certa.
      Di certo non la guarderò più, ma porca miseria, come fanno a fare trasmissioni del genere?
      SEO o non SEO sono una porcata.

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  2. Ho come l'impressione che con questo tipo di trasmissioni ci si tolga un peso dal cuore: ne parliamo, visto? siamo bravi, vi mostriamo il vero volto della nostra società.
    fine.
    tutta la fase di sostegno, di impegno e di altruismo è andata a farsi benedire: e mi piange il cuore a non aver risposte per mia figlia che mi chiede se a quelle donne lì, a quegli uomini cattivi, qualcuno li aiuta.

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    1. Mi sono chiesta anche io come parlarne ad Elisa, sai? Non intendo solo di aiuti ma di violenza.
      Meno male che ho già parecchi capelli bianchi O.o

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  3. Ho visto la trasmissione solo parzialmente una volta e ho provato lo stesso disagio. Non c'era affatto la volontà di "informare" o di dibattere costruttivamente ma solo di gettare in pasto ai telespettatori una storia strappalacrime e morbosa.
    Sono in un periodo che tendo a sottrarmi anche alla pura informazione, perché ho bisogno di esempi positivi a cui attingere e speranza, mentre mi pare che ad amplificare solo la debolezza del nostro sistema non si aiuti nessuno.

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    1. Morbosa e strappalacrime è dire poco.
      Mi ha impressionato la quantità di particolari elencati.
      Boh insomma l'ho trovata proprio indigesta -.-

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  4. Buongiorno Franci,
    sono capitata per caso sul tuo blog.
    Sono rimasta stupita per questo post, perchè ha raccontato esattamente quello penso e condivido anche io.
    Sono scioccata dal modo in cui la televisione sta utilizzando questi argomenti solo per fare audience.
    Io in questo periodo sto odiando i telegiornali, non li guardo più. Non mi aiutano a vivere serena.
    Un giorno magari tornerò a farlo, ma dopo il servizio sul pazzo omicida londinese intervistato a due secondi dal gesto indemoniato, mi sono rifiutata di continuare ad assistere a queste notizie, che spesso sembrano più manuali di istruzioni alla violenza.

    Ti seguirò volentieri.
    Un saluto.

    www.ilblogdisposamioggi.com

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