24 set 2012

Oggi, mi attacco ad un albero.


Mer*a! (la classe non è acqua) Ho scoperto che sono pure un albero, (mi mancava in effetti) e adesso mi tocca ragionarci su, pure sul blog. Ho sempre creduto che tradurre in immagini, i pensieri che mi ballano in testa, fosse e sia necessario per il mio equilibrio (!!!) e per scandire a colpi di  "rappresentazioni" il mio percorso di vita. Potrei sembrare più folle di ciò che in realtà sono però e mi giustifico col dire che, più o meno, sognare di impersonare o dipingersi come "cose, animali o altro" lo facciano in molti: chi non si vorrebbe sentire feroce come un leone, davanti al nemico più fetente? Chi non desidererebbe essere una mosca per ascoltare di sottecchi, i pettegolezzi che lo riguardano? Chi non si è mai immaginato come un sultano, sdraiato sotto una palma con i relativi schiavetti sventolanti, mentre si beve una bibita ghiacciata e mentre altri, risolvono i problemi? E chi infine, non sognerebbe assopirsi bruco e risvegliarsi spiccando il volo come una farfalla e volare di fiore in fiore, senza altro da fare per tutto il dì? Diciamo che siamo sulla stessa barca, no? Forse, ok.
Specificato ciò, confesso  che quando ai miei coetanei, veniva chiesto: "tu cosa vorresti essere?" loro rispondevano che avrebbero desiderato trasformarsi in  un cavallo, una tigre, una Ferrari, un supereroe e a me invece è capitato spesso di  rispondere semplicemente "un albero". Mi immaginavo di essere un melo, per la precisione. Un melo meraviglioso, se chiudo gli occhi, posso vedere ancora quelle mele grosse e rosse che pendevano fra le foglie verdi brillanti. Solo da grande ho capito che il melo non era per nulla il mio albero ideale, per via delle mele credo, che se non colte in tempo prima o poi cadono a terra e arrivano a marcire. Per non parlare dei bruchi, poi.
Ci sono volte in cui fantastico di essere come una quercia con grosse radici: che si tuffano in un terreno soffice, che incontrano massi e riescono ad abbracciarli e spostarli delicatamente con potenza, che riescono a superare ristagni d'acqua e non soffrirne e che nel loro accrescimento inarrestabile, arrivano a  profondità sempre più inesplorate ed affascinanti.
Mi sono sentita molto spesso un albero dalle fronde ingarbugliate come un salice piangente: con i suoi rami arrotolati quasi come boccoli biondi che nascondono in ogni cima, proprio come i ricci, mille capricci. Albero bellissimo, eh! niente da ridire, ma anche due palle... Questi rami, seppur meravigliosi e rigogliosi di foglie, sempre in giù, tendono ad andare...
Spesso mi immagino come un grosso pino marittimo, sotto la cui chioma si può riposare al fresco, allietati anche da una brezza piacevole e profumata, cibandosi addirittura di qualche pinolo. Credo che sia per via della sindrome della crocerossina che si impossessa di me in alcuni frangenti. Molto romantica ed estiva come immagine, molto poetica anche, ma non mi ci ritrovo del tutto, in particolare per il clima caldo necessario per la crescita.
Per bisogno mi sono ritrovata pure a ipotizzare di essere una pianta grassa piena di spine lunghe e dure. Mi caratterizzava in particolare questa voglia di punzecchiare molto e la cosciente intenzione di non essere avvicinabile per nessuno, se non con dei grossi guanti spessi e altre particolari precauzioni. Brutto periodo quello da succulenta.
Ecco, non mi sono mai immaginata come un bonsai, ora che ci penso. Fondamentalmente credo che sia per il fatto che le dimensioni, anche le mie, per me contano in fin dei conti e il pensiero di poter essere schiacciata da una manata o urtata inavvertitamente e cadere da un bellissimo tavolo cinese intagliato in Giappone e andare in frantumi, piccolissimo vaso compreso, mi angoscia. E nemmeno un cipresso, non ho mai sperato di essere un cipresso: c'è troppo ordine nella chioma per i miei gusti, il colore è troppo scuro e mi inquieta parecchio l'idea che lo immagino solo e sempre vicino ai cimiteri, perciò, anche no, insomma.
Ma io, dopo tutto questo preambolo che cosa volevo scrivere? Che albero sono ora, che domande che mi faccio!
Allora, sono un albero ben piazzato con delle radici ben piantate a terra, alcune molto in superficie ancora, debolucce e sottili ma che stanno imparando a fare il loro lavoro e che mi garantiscono comunque un buon nutrimento. So di avere qualche ramo di melo da qualche parte, le cui mele mi servono per auto concimarmi, per cui se cadono a terra e marciscono non sono più un problema, anzi. Una parte di me è sicuramente salice piangente, la tengo sul retro, in modo che non disturbi troppo la compostezza della chioma. Ho anche qualche ramo di pino marittimo a dire il vero, ma solo per le pigne. Amo infatti esercitare la mia mira nel tiro al bersaglio: quando mi passa sotto il rompicoglioni di turno, tonf! gli mollo una pigna in testa e chi si è visto si è visto, tanto questo, come può pensare che sia stato un albero? Nella mia globalità sono un comunissimo albero verde, credo di essere un sempreverde, ho qualche morbido ago e mi pare di non essermi mai trovata del tutto spoglia. Non c'è un nome, una specie o una categoria che mi si addica del tutto: sono io e basta. So solo che sono verde, sono florida (pure troppo) e che faccio ombra a chi ha voglia di fermarsi nelle mie vicinanze. Ho più di qualche ramo secco che cerco di nascondere tra le fronde, solo chi è vicino può vederli e sentire come pungono e graffiano. Credo, anzi sono certa, che tra la mia folta chioma ci abiti un picchio. Lo sento che ficca il becco sempre nello stesso buco per farsi il nido: tuctuctuc, martella spesso giornate intere e altre invece è come non averlo, ma spero finisca presto il nido perché a volte è insopportabile. Qui sul ramo di destra c'è una bella casetta per bimbi, costruita dal papà e dalla mamma di quella bimba bionda che va sull'altalena quasi ogni giorno, qui sul ramo di sinistra. Il mio tronco è abbondante e vigoroso, è forte ma c'è anche qualche cicatrice impressa, ho assaggiato l'accetta di qualche boscaiolo, purtroppo. Male, ha fatto male, ma ora dopo tutto, guardo a queste vere e proprie ferite con rassegnazione e le vedo quasi mimetizzarsi, inglobarsi piano piano e molto lentamente, tra i disegni che sono sapientemente dipinti sulla mia corteccia.
L'unico punto veramente dolente sono i cani, e qui mi sa che arrivo al punto per cui ho cominciato a scarabocchiare anche oggi.
Molti sono i cani che passano di qui, alzano la zampa e... 
Diciamo che i primi tempi era un trauma ogni volta e che poi a forza di dai e dai, mi sono convinta del fatto che non si può stare male per ogni pisciata di cane, no? Perciò, basta ricordarmi che concima e serve pure il pisc*o e mi passa tutta la paura.

Franci

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