15 gen 2013

Zen-zero, applicare il metodo agli impegni già presi.

"E poi?"
"Beh, si sono conosciuti e si sono sposati."
"Ah, si sono scelti. Come tu ed il papà."
"Eh sì. È successo proprio così."
Stavamo spiegando ad Elisa come si sono conosciuti i nostri genitori e lei ha riassunto le nostre frasi in poche parole. Come sempre mi stupisce la capacità di sintesi dei bambini e la loro innata capacità di semplificare le cose. A volte li invidio proprio.
Sto procedendo il mio percorso Zen-zero (uso consapevole del rispetto di se) e mi è venuto in mente che potrei  appuntarmi le ultime scoperte fatte. Partendo proprio dalle sue parole. La scelta.

La mia nonna materna ha visto mio nonno solo un paio di volte prima di ricevere una lettera in cui c'era scritto:
"Vuoi diventare mia sposa? Aspettami."
Dopo pochi sguardi si sono scelti e si sono sposati vivendo felicemente finchè morte non li ha separati. Così mi è stato raccontato per lo meno.

Anche io e mio marito ci siamo scelti. Ci abbiamo messo più tempo, è vero, ci siamo messi alla prova e ci siamo  sposati: abbiamo scelto di vivere insieme, di investire in un rapporto ipotecando il nostro futuro e bla bla bla. Insomma ci siamo presi sicuramente un impegno.
Alla fine l'impegno è ciò che serve in ogni rapporto e non parlo solo per farlo funzionare. Anche per farlo finire ci vuole impegno. Non è una battuta, lo credo davvero. Per impegno intendo attenzione e cura nel bene o nel male; una relazione di qualunque tipo diventa infatti parte di me e per questo motivo va presa in considerazione per quello che è, positiva o negativa che sia. Naturalmente non intendo l'incontro col postino o la commessa del supermercato, ma penso alle nuove conoscenze e amicizie, alle vecchie, a mia figlia e mio marito.
Con il tempo ho imparato ad accettare che non ci si ama sempre come il primo giorno (per forza e per fortuna direi), ci si sopporta a tratti più o meno lunghi e capita anche che non ci si sopporti proprio agevolmente.

Vivo una fase importante della mia vita (come tutte le altre tra l'altro, cosa c'è di poco importante in una vita?), di profondo cambiamento e ho un desiderio maturo e conscio di Zen-zero, un matrimonio, una figlia e qualche bel rapporto da conciliare con questa brama di indipendenza emotiva che sento prorompente in ogni mia cellula. Applicare lo Zen-zero nei rapporti già esistenti non mi è ancora troppo facile, non sono sempre pronta e lucida per comportarmi nella maniera più giusta per me. Che io non voglia più trovarmi in situazioni di apnea-spinta, dovuta a mal sopportazione di chi e ciò che mi sta intorno, è una cosa ormai certa. Non vorrei nemmeno trasformarmi in una donna acida e basta, però. Perché spesso, mi è più facile inveire e blaterare di fuffa con il/la povero/a malcapitato/a sotto tiro, piuttosto che analizzare invece ciò che mi spinge a farlo. Scegliere di andarmene via direttamente senza cedere alla tentazione di aprire bocca per dire per forza la mia, potrebbe essere un bel modo per affrontare certe situazioni.

Sarebbe stupido e immaturo da parte mia credere di poter mandare a cagare chiunque, solo perché non fa ciò che io mi aspetto o che desidero anche se non lo chiedo e che questa sia la soluzione per ogni mia difficoltà. Ci sono volte, in cui ogni pretesto è quello buono per dare i numeri, che non significa necessariamente urlare dietro a qualcuno o mandarlo a fare un giro, anzi, ma andare in tilt. E quando sono in tilt, l'impegno ce lo metto solo per complicare le cose maggiormente, invece che prendermi il tempo e lo spazio per lasciarmi vivere, lasciarmi in pace.
Godermi qualche tilt in leggerezza potrebbe essere una buona soluzione per non arrivare a sentirmi costantemente sotto pressione.

Lo Zen-zero è un qualcosa di più sofisticato. La sua base sono le viscere. Le mie.

Non è frustrazione gettata a destra e a manca per non sentirla, non è scappare da ciò che non voglio nemmeno vedere. È voglia di vivere realmente, è brama di un' azione ben ponderata, è bramosia di conoscere sempre meglio ciò che mi può rendere la vita più leggera e ciò che invece la rende grigia. A differenza di ciò che si può pensare, è un conto in sospeso che ho con me stessa che voglio saldare, non con chi scelgo di avere vicino.
Quando ho coniato la parola Zen-zero, quando ho pensato ad un insieme buffo e goliardico di parole per descrivere meglio ciò che mi passava per la testa, mi riferivo alla vita concreta di ogni giorno, nella quale voglio sentirmi protagonista e non comparsa di ciò che mi accade.
Scelgo me stessa.
L'amore e la stima che nutro e mi impegno a nutrire verso me stessa in primis, può essere un grande incentivo per vivere in modo sano anche con le persone che ho accanto. Nel pieno rispetto di me stessa, posso conoscere al meglio ciò che mi rende felice; vivere così, mi concede la possibilità di scoprire ciò che mi fa sorridere, ciò che mi piace, ciò che invece mi fa arrabbiare; il prendermi in considerazione veramente, mi permette di non avere la vista annebbiate se mi guardo in uno specchio o guardo chi c'è vicino a me.

L'equilibrio vero, e finalmente concludo, si raggiunge nel momento in cui c'è così tanta confidenza con i propri sentimenti e le proprie emozioni, da mandarsi a quel paese almeno un paio di volte al giorno senza pensare di subire un torto.
Prendermi troppo sul serio mi fa bollire il cervello, fanculo a me e buona settimana a tutti.

Franci

2 commenti:

  1. 3/4 di questo sembrano essere stati scritti per me... Era quello che avevo bisogno di leggere, oggi...

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  2. Cazzarola....bello Fra...bellissime parole e bellissimi pensieri....

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