19 nov 2012

Come diventare una tigre su un materasso.

Basta sdraiarsi su un materasso comodo e lasciar andare i pensieri dove vogliono, fino ad arrivare a pensare a quella persona lì o quella persona là ed inferocirsi, ecco come si fa.
Ecchetecredi?
Fase uno: relax.
Mi sono ritrovata distesa sul mio materasso nuovo, nella mia casa nuova ed i miei pensieri hanno cominciato a rincorrersi nella mia testa. Pochi minuti, niente di più, lì non ci viviamo ancora, ma mi sono bastati per arrivare ad una conclusione: il mio nuovo materasso è comodo, tremendamente comodo.
Fase due: perviene tra le mie sinapsi la seconda considerazione e cioè che sono fortemente disturbata dalle persone tiepide. (ok, il relax puro è già bell'e finito, mi abbandono alla riflessione piacevolmente profonda, visti alcuni recenti accadimenti che mi riguardano.)
Non significa che non mi piacciano le sfumature, ma di solito ho un'idea ben precisa di quello in cui credo e sdraiata sul mio nuovo materasso, mi sono resa conto che l'atteggiamento mite e forzatamente mitigato di alcuni, non lo reggo più. Mi da proprio la nausea. Posso sembrare sicuramente saccente e categorica, ma questo è il rischio più grande del carattere che mi ritrovo ed ho imparato a conviverci.

Anni fa, mi è stato detto che pretendo troppo dalle persone in generale, oltre che da me stessa, e questa frase ha riecheggiato spesso trai miei pensieri, credo proprio che sia così e ci sono situazioni nella quali mi sento letteralmente imbrigliata, perché sento che chi ho di fronte a me, non dice veramente quello che pensa. Ho sempre detto che non sono sempre perspicace come vorrei, fregarmi è pure semplice, ma quando ci sono dei sentimenti di mezzo, ho delle antenne che funzionano abbastanza bene.
Non è detto che chi parla con me debba sentirsi in obbligo di sviscerare i suoi sentimenti elencandomi le proprie emozioni, ma penso che in risposta ad una domanda diretta, la verità, compreso il "non voglio parlarne con te" oppure "non te lo dico, manco morta" sarebbe meglio ai miei occhi, di una velata bugia o di una omissione malamente celata.
È ancora più vero che, anche io non sono costretta a dire quello che penso veramente a tutti, ma se ad una persona ci tengo perché ci ho investito un minimo di sentimento, riesco difficilmente a tenere a freno l'impulso e solitamente mi ritrovo a dire o fare quello che potrebbe anche arrivare a far star male chi si ritrova ad ascoltare le mie parole e assiste ai miei gesti.

Sono consapevole che l'avere a che fare con me non sia né troppo difficile né troppo semplice, forse complicato, ma sono una pacioccona come si suol dire di una donna cicciotella che non arriva mai ad azzuffarsi o a litigare pesantemente, ho imparato ad essere meno istintiva di un tempo e se ho qualcosa da dirti, prima o poi trovo il modo per dirtelo.
Ecco, una cosa che mi manca di certo, sono i modi. Le frasi che pronuncio paiono da subito delle sentenze purtroppo, appaiono come delle lame pronte a tagliare le teste e io sembro spocchiosa più di quello che nella realtà sono. Penso proprio che sia un difetto, ma so anche che se chi ho di fronte mi conosce un po', sa come prendere le mie parole e cosa farsene, mandandomi pure a fare un giro.
Sono piuttosto accogliente per carattere anche se selettiva, detesto non essere abbastanza avvolgente, mi piace sapere che chi sceglie di starmi vicino si sente a suo agio e quindi libero di dire ciò che vuole. Di solito cerco di non mostrarmi troppo contrariata o colpita da ciò che a me viene rivolto, che sia esso un abbraccio o un'offesa, semplicemente perché "ci devo pensare su". Per un amico sono disposta a partire a piedi di notte a -10° a portare un pasticcino o una birra, se credo che abbia bisogno di questo, ma se mi accorgo che chi mi cerca vuole compassione, pacca sulla spalla o una giustificazione in più per crogiolarsi nelle lamentele e tristezze, non sono la persona giusta.

Mi è stato detto più volte che una verità detta alla mia maniera, crea più problemi di una verità detta con la dovuta maniera; faccio un esempio, se io dico: "secondo me stai facendo una cazzata  cosmica a comportarti così" faccio male e se io dico "credo che tu possa pensare eventualmente a comportarti in maniera diversa, hai considerato tutte le possibili conseguenze" faccio meglio. Lo so che è differente, non sono proprio idiota, ma non è quello che io voglio dire e allora cosa lo dico a fare? Devo dire una bugia? Pucci pucci, micci micci? ehhhhh.... anche no.
Fase tre: arriva la tigre.
Cioè, io non riesco ad indorare la pillola quando ritengo che una persona che chiede la mia opinione, che parla con me, stia facendo o abbia fatto una cazzata che le potrà creare delle grosse difficoltà. Io sono io nella mia interezza, pacchetto completo. Solo se sono interpellata naturalmente, di solito ho di meglio da fare che cercarmi le discussioni in cui intervenire.
Vorrei concludere dicendo anche di mandami a fanculo se ci si sente così addolorati dalla mia schiettezza, di urlami contro la rabbia, lo sdegno e il crepacuore che posso causare con le mie parole. (Consiglio inoltre di non mettere giù la cornetta dicendo "a presto", che uno poi crede pure che richiamerai presto per parlare...)
Se sono una stronza o non piaccio per come mi comporto o parlo, ho le spalle abbastanza forti per accettare anche un vaffanculo. Anzi, lo apprezzo.

Ma davvero anche tra adulti, si perde tempo a far finta di nulla, negando che ci sia un  ostacolo da superare? (può anche essere che uno non abbia voglia, eh! La contemplo come possibilità e la comprendo pure, ma sarebbe meglio far finta che la persona con cui si ha un sospeso (io) non esista proprio a quel punto, che poi mi stresso per nulla a fare tutti questi pensieri)
Apprezzo l'onesta del pensiero altrui e so che anche la mia è apprezzata.
Mi piacciono le persone adulte, non mi sento più una ragazzina (a meno che non si tratti di avere a che fare con trentenni (!!!) dalla battuta facile e feroce, in quei frangenti mi sento una diciottenne) spesso alcuni dei miei rapporti sono finiti o sono andati in pausa per queste mie caratteristiche. Capita.
In passato ne soffrivo molto e convivevo male con i sensi di colpa, oggi i sensi di colpa li gestisco meglio, mi prendo la mia responsabilità di persona matura se necessario e attendo. Se la persona ritorna, sono felice di poter ascoltare ciò che ha da dire e dare spiegazione di ciò che penso io, altrimenti ciccia.
Se mi accorgo di essere stata ingannata poi, non si può pensare che io vada in cerca di chi mi ha volutamente preso per il naso a parlare di stima e affetto: avrei una vita mia da vivere, evitando pure di farmela scocciare oltre a digerire la delusione.

Oh! La vita va avanti. Sempre. E tutto questo pensiero è sgorgato in 5 minuti di materasso nuovo, se questi sono i presupposti, che tigre sia.

Franci.

6 commenti:

  1. Non oso immaginare che belva scaturirà fuori quando proverai il divano!

    Quando trovo una tastiera attaccata ad un computer che mi fa lasciare commenti qui, potrei provare a scrivere una risposta più seria :):):)

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    1. Il divano non serve provarlo, non è nuovo per cui la magia non funziona :/
      Aspetto allora, un commento più serio! (anche se questo a me va benissimo, almeno lo hai lasciato ;) grazie)

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    2. Arieccomi, ce l'ho fatta! Ho preso il mio solito quarto d'ora accademico o.O ma sono qui.

      Allora... I rapport sono dei giochi a due, ci si rimbalza la palla cercando di azzeccare il tiro, di capire come gioca l'altro per poter giocare meglio e quindi divertirsi di piu'. Ma e' inevitabile che ognuno giochi secondo il suo personalissimo stile. Per uscire dalla figura retorica (senno' mi incarto), la misura dell'opportunita' o della giustezza di un atteggiamento lo da' la sensibilita' personale; in soldoni se a te piace che la gente sia super schietta con te anche al costo di essere brutale, tu applichi la stessa cosa nei rapporti con gli altri convinta di fare la cosa migliore. Ma ci sono anche quelli devono essere accompagnati per mano per capire o prendere coscienza di una cosa che non possono o non vogliono capire, e con cui essere brutali non serve, anzi e' deleterio. Ci sono anche quelli che sono una via di mezzo, e sono difficili perche' ogni volta devi ricalibrare il tiro e rispondono in modo diverso a seconda di con chi si mettono in relazione.
      Ma in linea di massima, quando si gioca con un qualcun'altro (ops, sono ritornata alla metafora!) bisogna essere praparati ad aggiustare il proprio stile, modellarlo su quello dell'altro, per ottenere il massimo dal gioco.
      E sai che? A volte questo stanca, e' vero, nel senso che e' impegnativo, e' faticoso, richiede pazienza e applicazione, come e' spesso il caso nei rapporti interpersonali, ma paga molto e io lo trovo un fantastico "esercizio dell'anima". Siccome stanca, e' normale ogni tanto sentire il bisogno di cambiare compagno di giochi o cambiare gioco con lo stesso compagno, girarsi e cercare nel cortile se c'e' qualche altro bambino con sui scambiarsi la palla :) Ma questo non vuol dire che i due giocatori iniziali si vogliano meno bene o provino meno stimolo e piacere a giocare assieme, ma solo che ogni tanto ci vuole un po' per riflettere sulle cose, digerirle e passare avanti. Sempre con il sorriso, pero', e ricominciare a giocare con la voglia di farlo.

      Non so se s'e' capito niente e se alla fine dei conti sono stata in tema con quello che volevi dire...

      Pero' so che se da una parte uno, una volta diventato adulto che conosce se stesso e lo ama pure, e' giusto che difenda questo se stesso e il suo modo di fare, dall'altra deve anche essere cosciente che chi ha di fronte ha lo stesso diritto e dovere con se stesso.


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    3. Dimenticavo una cosa... il fattore confidenza. I fanculo e la brutalita', per gente come me, si applicano solo a liveli ELEVATISSIMI di confindeza; tutto quello che viene prima e' mediato dalla civilta' :-DDD
      Per cui, anche nel riceverli, da mia sorella o mia marito mi fanno un effetto, ma da un'amica o un conoscente... tutt'un altro.
      Ma ho capito che c'e' molta gente per cui vale addirittura il contrario.

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    4. Sai benissimo di essere in tema :)
      arrivo presto a rispondere.

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    5. Ho capito quello che vuoi dire, ma come spesso accade ;) non lo condivido.

      Scrivo per punti perché con la febbre rischio di perdere i pezzi per strada, non perché voglio sembrare ancora più antipatica di quello che sono.

      1. quando parlo di schiettezza non parlo di brutalità, la brutalità la percepisce chi ascolta a nervi scoperti o che "sente" troppo il peso delle parole altrui e non è di questo che sto blaterando, ma della mia incapacità/difficoltà di aver a che fare con alcuni tipi di atteggiamenti. Io non incolpo nessuno, sono io che non ho i modi o l'interesse di aver a che fare con certi giocatori.

      2. "l'esercizio dell'anima" lo deve fare chiunque e
      "Pero' so che se da una parte uno, una volta diventato adulto che conosce se stesso e lo ama pure, e' giusto che difenda questo se stesso e il suo modo di fare, dall'altra deve anche essere cosciente che chi ha di fronte ha lo stesso diritto e dovere con se stesso."
      significa anche che non si debba forzarsi ad avere un rapporto snaturando ciò che si è, no? Se dall'altra parte trovo una persona che mostra scarsa sensibilità verso di me, smetto semplicemente di cercarla; al contrario se io penso che chi ho davanti sia forzatamente mite, lo evito e siamo tutti contenti.

      3. concepisco molto bene il fatto che il gioco non sia sempre piacevole per tutti e che si debba a volte, aggiustare il tiro, ma quello che non accetto è l'ipocrisia. Non mi piace che mi si cerchi avendo dei "sospesi", non mi piace che la persona che sceglie di aver a che fare con me, non sia del tutto sincera e non c'entra molto la confidenza ma la pulizia dei propri sentimenti o come dici tu, da quanto uno conosca e ami se stesso.

      4.concludo perché altrimenti finisco per delirare, non credo che nutrire i propri rapporti sia stancante, ma che richieda, se i sentimenti sono autentici, una grande dose di coraggio per saper accettare l'altro per quello che è (non per modellarlo secondo i nostri bisogni), ma anche noi stessi per quello che siamo.

      Grazie per aver commentato.

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