19 mag 2012

Brindisi.

Questa mattina le cose le abbiamo prese con molta calma. Bel tempo, bimba saltellante e un fine settimana intero e ancora tutto da vivere.

Acceso il computer, leggo di ciò che è successo a Brindisi.

Leggo il post di Silvia su genitoricrescono e mi sale l'angoscia.
Non so se si tratti di un attentato di mafia, di qualche gruppo di anarchici o che ne so, o di una vendetta, ma l'angoscia mi viene perchè ad essere coinvolta è una scuola.
Una ragazzina di 16 anni è morta.

Veramente le cose che scrive Silvia sono vere? Di solito adoro la sua schiettezza, la sua capacità di rendere un concetto complicato di semplice comprensione. Ma stamattina, queste sue frasi mi graffiano dentro.
In subbuglio rileggo, le corde che le sue parole riescono a toccare sono profonde e molteplici.
Mi nascono in testa una miriade di domande:
Veramente viviamo in paese così? Dove non c'è rispetto per i bambini?
Stiamo a guardare per ore intere trasmissioni che parlano di cronaca nera, senza renderci conto che i colpevoli non vengono mai trovati? E se vengono trovati, vengono quasi giustificati? E se vengono ritenuti troppo importanti, coperti?
Siamo sul serio allo sbando completo?

La risposta è sì.

Quando un popolo viene meno verso i più piccoli, quando ad essere calpestati sono i diritti alla conoscenza e gli investimenti sono solo verso il profitto lurido di pochi, la risposta non può essere diversa.

E allora penso a suo figlio e a tutti i nostri figli che non riusciamo a difendere e ai quali dovremmo garantire un futuro e dare necessariamente delle risposte certe: di sicurezza, ma prima di tutto realistiche e di speranza nella vita stessa.

Mi viene in mente il ricordo di quando mio padre, ignorando pedagogia e psicologia si è preso il tempo di spiegarmi la Strage di Capaci, la mafia di Falcone e Borsellino, la corruzione e la disonestà del nostro paese. Poi, alla fine però, mi diceva sempre: "siamo comunque fortunati, l'Italia è un paese ricco" oppure "la mafia c'è sempre stata".
Mi dava degli strumenti, ma non mi garantiva e forniva delle soluzioni, delle chiavi di lettura certe.

È tutto il mese che leggo i post di genitoricrescono, il tema del mese è: "i compiti del genitore" e mi interrogo, mi faccio mille domande e cerco di darmi delle risposte che siano sensate, ragionevoli e a mio modo accettabili e realizzabili.

Dopo oggi, posso finalmente dire di aver capito meglio cosa significhi per me "insegnare ai nostri figli un pensiero critico": dobbiamo aiutare i nostri figli a sapere, conoscere, aprire la propria mente, nutrire delle speranze, coltivare le proprie idee e i propri sogni, e a non avere paura di cambiare.
Sia che questo riguardi le scelte quotidiane, sia che riguardi argomenti più impegnativi.
Desidero che mia figlia diventi assetata di conoscenza e che non senta mai il bisogno di fissare lo sguardo dall'altra parte per non vedere ma che scelga di volgerlo altrove.

Sì, perchè domani a mia figlia, questo paese potrà anche fare schifo e se deciderà di andarsene avrà gli strumenti per fare una scelta consapevole. E io non sarò una mamma attaccata e aggrappata al suo culo, desiderosa di averla vicino "costi quel che costi" a discapito delle sue aspirazioni.
E se invece deciderà di rimanere, lo farà perchè lo desidera veramente.

Quello che oggi ha scritto Silvia è per me una bastonata sui denti, di quelle però, che dopo averle prese, cominci a capire a quanto servano.

Oggi il mio pensiero va alle famiglie investite, loro malgrado, da questo orrore ma anche a tutte le famiglie che non vogliono girarsi dall'altra parte e scappare facendo finta di non aver  capito.

"Il futuro è nelle nostre mani" ci dicono, ma se è vero che siamo allo sbando, non possiamo rimanere annichiliti e immobili.

Oggi sì, però.

Franci

3 commenti:

  1. Lo so, lo so. Erano parole senza speranza. Oggi non mi sono uscite che quelle e sentivo che dovevano uscire. L'ho sentito nel momento in cui stavo per spiegare ad Andrea cosa era successo oggi e mi sono bloccata, perchè mi sono chiesta che risposte avrei potuto dare. Non ce l'ho fatta e questo mi ha fatto vedere tutto nero.
    Oggi avrei voluto solo dirgli: scappa lontano appena puoi. E mi rendo conto che queste sono cose che pensano le madri nei paesi in guerra, non qui da noi...
    Ho avuto paura. Semplicemente.

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    1. È giusto provare paura, permettersi di rimanere senza parole e vedere tutto nero.
      Tu hai detto parole senza speranza, ma il concetto che ho voluto esprimere non cambia.
      Per combattere la paura abbiamo bisogno di strumenti, dobbiamo cercarli per fornirli.

      Nelle tue parole, vedo grandi spunti e per questo ti ho ringraziato. Da qualche parte bisogna pur sempre partire, no?

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    2. E in effetti oggi si parte da molto in basso.

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