Ieri sera, mentre mi stavo addormentando, mi è venuto in mente di scrivere dei sette vizi capitali.
Bei pensieri e che conciliano il sonno come al solito, insomma.
Sono arrivata a quel pensiero perchè mancano pochi giorni a Pasqua, per chi è cattolico siamo in Quaresima e ho pensato a me da bambina.
La Quaresima rappresentava la possibilità di prepararmi all'evento che è il più importante per un credente, Gesù sconfigge la morte risorgendo.
Il rinunciare ad un cioccolatino o l'andare felice a fare la confessione è un ricordo molto dolce ancora oggi.
Nella mia famiglia non mi hanno mai fatto sentire peccatrice, sbagliata o sporca, mia madre e al catechismo non hanno mai calcato la mano sul lato pesante e sporco del peccato e della colpa (che tanto viene recriminato ai cristiani), ma sulla gioia di poter essere sempre amati da quel Signore che è misericordia e amore ed è anche aiuto. La mia fede è nata e si è nutrita così.
Non è mia intenzione far diventare il post una specie di religiosa catechesi, non ne sarei minimamente all'altezza e non mi voglio confrontare su cose che sono così intime e personali,
ma mi piacerebbe, entro Pasqua, riflettere ad alta voce sui vizi capitali che sono:
gola - ira - invidia - lussuria - avarizia - superbia - accidia.
Sono peccati? Sono difetti? Sono comportamenti solo sbagliati?
Io non sono nessuno per poter rispondere o giudicare, ma di certo ognuno di questi vizi, porta ad una condanna, che si voglia intendere in senso mentale, fisico o spirituale, lo scotto da pagare per conto mio esiste.
Comincio col parlare della GOLA, intendendo l'ingordigia verso il cibo.Il vizio che sento in assoluto più vicino a me.
Il cibo per me è un vero e appassionato amore, diciamo pure che non mangio solo per sopravvivere, anzi.
Mi piace preparare e gustare quello che mangio, sentirne il profumo e godere dell'appagamento che da esso deriva: fisico, ma anche e profondamente mentale.
Nella mia famiglia il cibo è stato sempre ciò attorno a cui ci si riuniva, con cui si festeggiava ma anche il compagno con il quale si trasgrediva.
La vera goduria di mia madre era affondare un dito nel gorgonzola, tornando dalla spesa ancora seduta in auto o alzarsi la notte per farsi due spaghi con mio padre.
Ora verrebbe chiamato, e non a torto, disturbo alimentare.
Allora era eccitante però. Io lo vivevo così.
Lei a me proibiva la cioccolata, per poi darmi il cattivo esempio.
Un genio in pratica.
Mi sa, che è proprio nel momento in cui ho visto "la trasgressione", che è nata "la mia gola".
Sarà anche un vizio che mi è costato caro, e che tutt'oggi mi da qualche problema, ma i ricordi conditi di profumi e succulenti gusti, non ha fatto altro che riempire i vuoti lasciati e mi viene da dire pure "meno male" che c'era. La gola è quella che spesso mi ha accompagnato straviziandomi nella solitudine, nel dolore e nell'ansia.
So per certo di aver avuto un rapporto insano con il cibo, credo che a mie spese mi sia dovuta disintossicare non tanto dal cibo stesso, ma dalle abitudini ed emozioni sbagliate che nel tempo ho appreso.
Ancora oggi, davanti ad un determinato piatto, che può essere una minestra di fagioli, quanto una polenta col gorgonzola filante, faccio fatica a non commuovermi pensando al gusto e alla soddisfazione che proverei mangiandone a piene cucchiaiate. E fino all'ultima briciola, naturalmente.
Ma poi prevale (non sempre ma spesso fortunatamente), il contegno, che non è rinuncia vera e propria, magari riesco a non cedere del tutto all'ingordigia e mi accontento di qualche boccone e gusto la portata vedendola divorare da mio marito o mia figlia.
Io non so che idea vi siate fatti o avete di questo vizio, ma essere golosi, non è sempre simpatico, il goloso, quello che intendo io, non è un burlone cicciottello, spesso la golosità è sinonimo di voracità e di insaziabilità.
Non mi pare proprio una bellissima vita di stravizi, gusti e papille gustative sfavillantemente soddisfatte, mi sembra invece, o per lo meno dall'interno l'ho vista così, una vita fatta di una triste dipendenza.
Non confondete la gola col piacere di gustare un cioccolatino, una fetta di salame o un piatto di condita pastasciutta.
Gola per me, significa avere il bisogno di mangiare tutto e magari pure insieme.
Morale??? Una condanna silenziosa per molti.
Franci
cara Franci, mi rivedo bambina a metter da parte le 500 lire risparmiare non comprando le caramelle all'oratorio... i piccoli grandi fioretti della Quaresima!
RispondiEliminaPer quanto mi riguarda, nemmeno io mangio (solo) per vivere, e si nota. Capisco il tuo discorso e condivido che sia una sorta di condanna, io riconosco di essere solo la burlona cicciottella (oddio, cicciottella di sicuro!) e se ci penso questo mi fa molta rabbia perchè in fondo mi basterebbe un briciolo di buona volontà.
p.s. certo che anche tu... pensieri leggeri alla sera, eh!
hehehe... ognuno ha i pensieri che si merita! hahahahah
RispondiEliminaNon credo però Linda che sia solo una questione di volontà. O meglio, il fine non è il dimagrire, il segreto secondo me è cercare un equilibrio che ci permetta di vivere bene anche la trasgressione. Non credi?
Pensieri sempre più leggeri, come vedi.
Sì certo, non è solo questione di volontà, ma anche (almeno nel mio caso). E poi sicuramente il fine è quello trovare e mantenere un equilibrio che ci consenta di vivere meglio.
EliminaInsomma, il vizio è una cosa correlata al piacere della trasgressione in questo caso della gola, causa rabbia e a volte frustrazione perchè non si riesce a sconfiggerlo e basterebbe della volontà e un sano equilibrio.
EliminaProprio un nonnulla!!!
A volte si tende a semplificare le cose con la frase: "basterebbe solo un po' di...." ma forse e in realtà le cose sono un pochino diverse....
Forse bisognerebbe accorgersi che il vizio non è solo uno spregevole compagno causato dalle nostre debolezze, ma anche l'espressione di un disagio spesso più profondo.
Se riuscissimo ad accettarci per come siamo, vizi compresi, sapremmo anche reagire trovando le soluzioni migliori per noi.
Adesso vado a nanna però <3
Pensieri in tono con l'argomento, insomma :-)
RispondiEliminaCredo che la tua conclusione sia senz'altro condivisibile e mi viene da pensare che, tutto sommato, ogni vizio porta con sé la sua condanna. Avere un vizio è andare a passeggio con il suo contrappasso.
sì, è proprio esattamente ciò che penso!
EliminaBellissimo post!
RispondiEliminaCondivido quel che dici e lo pago sulla mia pelle ogni giorno con una condanna da dipendenza non da poco.
Cibo=consolazione.
Cibo=antistress.
Cibo=antinoia.
Cerco di combattere tutto questo ma è molto difficile e non lo auguro a nessuno.
Bisognerebbe avere il coraggio di non combattere da soli credo.
EliminaDevo ancora finire l'ennesima battaglia, ma da sola non ce l'avrei fatta se è di dipendenza che parliamo...
Un forte abbraccio, di cuore.
anche mia mamma cactus...se sono a dieta cucina cose succulente per gli altri...alle quali io non sono...come indifferente e mi dice " a te ho preparato questo" e io "la prossima volta sto a casa"
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